A cura di Federica Ribaldi

Aberrant functional connectivity network in subjective memory complaint individuals relates to pathological biomarkers
Li K, Luo X, Zeng Q, Jiaerken Y, Xu X, Huang P, Shen Z, Xu J, Wang C, Zhou J, Zhang MM; Alzheimer’s Disease Neuroimaging Initiative.
Transl Neurodegener. 2018 Oct 19;7:27. doi: 10.1186/s40035-018-0130-z. eCollection 2018.

Il disturbo soggettivo di memoria (SMC) è caratterizzato dalla presenza di lamentele circa le proprie capacità di memoria in assenza di deficit cognitivi obiettivi. Ad oggi, diversi studi hanno mostrato un’associazione tra questa condizione e un aumentato rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer (AD). Nonostante numerosi studi di ricerca stiano indagando i meccanismi patologici che sottostanno a questo disturbo, tali basi sono ancora poco chiare. Il presente studio ha indagato quale sia l’architettura funzionale del cervello in persone con SMC e quale sia la relazione tra tale architettura e i biomarcatori di AD. Sono stati inclusi nelle analisi 44 soggetti con SMC e 40 controlli normali che erano stati precedentemente sottoposti a: (i) risonanza magnetica funzionale (rsfMRI) per l’analisi della connettività funzionale; (ii) tomografia ad emissione di positroni (PET) per la proteina amiloide; (iii) rachicentesi per l’estrazione dei livelli di proteine tau e amiloide nel liquido cerebrospinale (CSF). I risultati mostrano che i soggetti con SMC mantengono una connettività globale relativamente intatta mentre al livello locale si osservano delle alterazioni del default mode network (DMN), già noto per essere coinvolto nell’AD. Le alterazioni presenti al livello delle regioni temporali sembrano essere associate ad alti livelli di proteina tau nel CSF. Gli autori ipotizzano che i soggetti SMC siano ad uno stadio intermedio di danno neuronale che colpisce solo la connettività a livello locale. Pertanto i soggetti SMC sono ancora in grado di ottenere prestazioni cognitive nella norma. In particolare, le alterazioni del DMN osservate in questi soggetti sarebbero relate alla patologia tau. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi su coorti di soggetti più ampie per confermare le suddette ipotesi.

 

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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30377523