A cura di Elena Gatti

La curiosità è una spinta fondamentale che ci accompagna per tutta la vita: ci motiva a esplorare, imparare e mantenere vivo l’interesse per il mondo che ci circonda. Ma come cambia con l’avanzare dell’età e quale ruolo può avere nell’invecchiamento di successo?

Un ampio studio pubblicato su PLOS ONE ha cercato di rispondere a questa domanda, distinguendo tra due forme di curiosità: la curiosità “di tratto” e quella “di stato”. La prima rappresenta una predisposizione stabile a cercare nuove informazioni e ad aprirsi a esperienze inedite; in altre parole, descrive quanto una persona sia curiosa “in generale”. La curiosità di stato, invece, riguarda l’interesse momentaneo che nasce di fronte a uno stimolo specifico, ad esempio la voglia di conoscere la risposta a una domanda o di approfondire un argomento che ci tocca da vicino. 

Per misurare queste due dimensioni, i ricercatori hanno coinvolto oltre 1.200 adulti di età compresa tra i 20 e gli 84 anni. La curiosità di tratto è stata valutata attraverso questionari standardizzati, mentre quella di stato è emersa durante un compito pratico: davanti a domande di cultura generale, i partecipanti dovevano valutare quanto fossero incuriositi dal conoscerne la risposta.

I risultati hanno mostrato un andamento divergente lungo l’arco della vita. La curiosità di tratto tende a diminuire con l’età, suggerendo che gli anziani siano meno orientati, rispetto ai giovani, a una ricerca generalizzata di novità e conoscenze. Al contrario, la curiosità di stato mostra un incremento con l’avanzare degli anni: quando ci si trova di fronte a stimoli concreti, come una domanda di cultura generale, le persone più anziane appaiono spesso più desiderose di scoprire la risposta rispetto agli adulti più giovani.

Questo risultato indica che l’invecchiamento non coincide con una perdita uniforme della curiosità, ma piuttosto con una sua trasformazione qualitativa. Se diminuisce la spinta a cercare costantemente nuove esperienze, aumenta invece la motivazione a soffermarsi su ciò che appare rilevante, connesso al proprio bagaglio di conoscenze o significativo sul piano personale. Cogliere l’opportunità, ogni giorno, di approfondire ciò che colpisce la propria curiosità potrebbe, quindi, avere importanti ricadute positive, favorendo il mantenimento delle funzioni cognitive, la motivazione quotidiana e il benessere psicologico e sociale nella terza età.

Potete trovare l’articolo originale al seguente link: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/40333682/