A cura di Monica Almici

Jack CR Jr, Wiste HJ, Therneau TM, Weigand SD, Knopman DS, Mielke MM, Lowe VJ, Vemuri P, Machulda MM, Schwarz CG, Gunter JL, Senjem ML, Graff-Radford J, Jones DT, Roberts RO, Rocca WA, Petersen RC.
Associations of Amyloid, Tau, and Neurodegeneration Biomarker Profiles With Rates of Memory Decline Among Individuals Without Dementia.
JAMA June 18, 2019 Volume 321, Number 23, 2316-2325

I ricercatori hanno seguito in uno studio longitudinale per un tempo medio di 5 anni 480 soggetti privi di demenza per studiare se ci sia un’associazione tra il declino cognitivo e alcune variabili cliniche (età, sesso, scolarità e un indice composito che racchiudeva condizioni cardiovascolari e metaboliche) e genetiche (profilo apoE). A tali variabili hanno poi aggiunto lo studio di alcuni biomarcatori coinvolti nella genesi della malattia di Alzheimer: sulla base della loro classificazione in specifici profili, proposta recentemente da un gruppo internazionale di esperti guidato dal Prof. Clifford R. Jack, hanno studiato l’associazione con marcatori di beta-amiloide (A), marcatori di tau (T) e marcatori di neurodegenerazione (N), ognuno con valore dicotomico positivo (+) o negativo (-), per un totale di 8 profili.

Gli autori hanno effettuato per ciascun soggetto, oltre ad una valutazione clinica e neuropsicologica, una scansione PET per l’amiloide (A), una PET per tau (T) e una risonanza magnetica con studio dello spessore corticale (N) per:

  1. i) determinare se ci sia un’associazione tra i marcatori dell’Alzheimer e la perdita di memoria in soggetti ultrasessantenni senza demenza;
  2. ii) chiarire se tali biomarcatori siano in grado di aumentare il valore prognostico rispetto ai soli dati clinici e genetici.

Nel modello clinico è emerso che solo l’età e il profilo ApoE ԑ4 erano significativamente correlati con un maggiore declino cognitivo. Nessuna correlazione è invece emersa con il sesso, gli anni di scolarità e l’indice composito di condizioni cardiovascolari e metaboliche.

I tre biomarcatori studiati si sono dimostrati in grado di aumentare l’accuratezza predittiva del declino nella memoria, indipendentemente dal sesso e dall’età. In tutti i profili in cui si è osservato un più rapido declino (A+ T+ N-, A+ T- N+ e A+ T+ N+) vi erano livelli anomali di amiloide.

I soggetti inseriti nello studio risiedono tutti in Minnesota, per cui saranno necessari studi futuri per poter generalizzare i risultati ad una popolazione più ampia.

Potete trovare ulteriori informazioni al seguente link:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31211344