A cura di Monica Almici

 

Nel processo di invecchiamento, la fragilità si colloca a metà strada del continuum tra normalità e patologia. Nonostante diversi studi abbiano cercato di definire il concetto di fragilità, ad oggi non ne abbiamo una definizione univoca, né tantomeno degli strumenti standardizzati per poterla misurare. Essa può esprimersi in diversi domini: sensoriale, fisico, cognitivo, sociale, psicologico e nutrizionale. Tutti questi aspetti andrebbero considerati per poter definire, gestire e prevenire la condizione di fragilità nell’anziano. Il concetto di fragilità orale è un’aggiunta recente ai precedenti domini. Nel 2020 Morley di fragilità la definisce come una diminuzione della funzione orale associata a un declino coesistente nelle funzioni cognitive e fisiche, che dovrebbe essere considerata come una sindrome geriatrica da esaminare regolarmente negli anziani. Nello stesso anno l’Associazione Dentale Giapponese definisce il concetto di fragilità orale quale una serie di fenomeni e processi che portano a cambiamenti età-correlati in varie condizioni orali (quali ad esempio scarsa igiene orale e numero limitato di denti rimanenti) e un coesistente minor interesse per la salute orale con riduzione delle capacità fisiche e mentali. Gli autori presentano alcuni lavori in cui la fragilità orale è stata studiata in relazione a esiti avversi relativi alla salute, in particolare al rischio di mortalità e a disturbi cognitivi e maggior rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer, sottolineando altresì un legame bidirezionale tra le due condizioni. Tale influenza reciproca sembrerebbe influenzata da alcuni specifici fattori: i disturbi masticatori conseguenti alla perdita dei denti possono inficiare quantità e qualità della nutrizione, riducendo così il flusso ematico cerebrale, con effetti negativi sull’efficienza cognitiva; le parodontiti potrebbero influenzare il pattern infiammatorio del declino cognitivo; la scarsa salute orale potrebbe infine aiutare il microbiota orale a raggiungere il cervello, impattando sulle funzioni cognitive e aumentando il rischio di sviluppare l’Alzheimer. Essendo la fragilità orale una condizione reversibile, gli autori sottolineano l’importanza della prevenzione, aspettandosi effetti benefici anche nella riduzione del rischio di problemi cognitivi e demenza nelle persone anziane.

 

Potete trovare l’articolo originale al seguente link:

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8354109/