A cura di Anna Mega

Gli autori di uno studio pubblicato su Neurobiology of Aging hanno utilizzato un compito computerizzato di generalizzazione, sensibile al deterioramento del lobo temporale mediale, per verificare se il processo di generalizzazione – inteso come la capacità di utilizzare informazioni precedentemente acquisite in situazioni nuove ma familiari – sia intaccato già prima dell’insorgenza dei sintomi cognitivi in persone portatrici di una mutazione genetica (C) associata a AD. A tal fine hanno confrontato la prestazione di 34 C senza sintomi cognitivi, di età media pari a 35 anni, e 11 consanguinei non portatori di mutazione genetica (non-C) di età media pari a 32 anni, i quali sono stati in aggiunta sottoposti ad una valutazione clinica e ad una RMN. I risultati hanno mostrato come, rispetto ai non-C, i C commettano un numero significativamente maggiore di errori nel processo di generalizzazione e tale declino è risultato essere correlato ad una riduzione del volume ippocampale sinistro, in particolar modo nei C. Nonostante ciò, tra i gruppi non sono emerse differenze significative relativamente all’apprendimento e all’immagazzinamento delle informazioni. I compiti di generalizzazione potrebbero quindi rappresentare una misura sensibile ai cambiamenti preclinici nelle forme genetiche di AD.

È possibile visionare l’articolo originale al seguente link:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29494861