A cura di Daniele Altomare

Lo scorso 31 ottobre la rivista scientifica JAMA Neurology (una delle più prestigiose in questo settore della medicina) ha pubblicato i risultati dello studio INDIA-FBP (“INcremental DIAgnostic value of amyloid-PET with 18F-Florbetapir”). Tale studio è stato il primo condotto interamente in Italia con uno dei nuovi traccianti per l’amiloide ed ha come obiettivo la valutazione dell’utilità clinica della PET per l’amiloide. Lo studio ha coinvolto 228 pazienti con sospetto diagnostico di malattia di Alzheimer, che si sono sottoposti alla PET per l’amiloide in aggiunta al loro normale percorso diagnostico. I risultati mostrano che la PET per l’amiloide ha avuto complessivamente un impatto significativo sui pazienti: il referto dell’esame ha guidato i medici verso la formulazione di una diagnosi più precisa e di un piano terapeutico più appropriato. Il coinvolgimento di un numero così grande di pazienti è stato possibile grazie alla collaborazione di 18 ospedali presenti in Lombardia, nelle province di Brescia, Cremona, Bergamo e Mantova. Il progetto è stato coordinato dal Laboratorio di Neuroimaging ed Epidemiologia Alzheimer (IRCCS Fatebenefratelli di Brescia) guidato dal professor Giovanni B. Frisoni e dall’Unità di Neurologia (Università degli Studi di Brescia e Spedali Civili) del professor Alessandro Padovani. Si tratta, ad oggi, del più grande studio sull’utilità clinica della PET per l’amiloide, valutato concretamente su casi reali, mai pubblicato nella letteratura scientifica.
Sebbene sia ancora necessaria un’accurata valutazione del rapporto costi/benefici, tali risultati suggeriscono che la PET per l’amiloide possa essere uno strumento d’aiuto per una diagnosi precoce precisa e tempestiva e, in futuro, potrebbe essere in grado di indirizzare verso un trattamento farmacologico adeguato. Di seguito il link all’articolo.
http://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/fullarticle/2578330