A cura di Elena Gatti

Krause-Sorio B, Siddarth P, Kilpatrick L, Milillo MM, Aguilar-Faustino Y, Ercoli L, Narr KL, Khalsa DS, Lavretsky H. Yoga Prevents Gray Matter Atrophy in Women at Risk for Alzheimer’s Disease: A Randomized Controlled Trial.
J Alzheimers Dis. 2022;87(2):569-581. doi: 10.3233/JAD-215563.

La pratica dello yoga è stata recentemente identificata come un intervento non-farmacologico che potrebbe avere effetti neuroprotettivi, con un conseguente impatto positivo sulla salute psico-fisica degli anziani sani e dei pazienti con decadimento cognitivo. Ad oggi, tuttavia, non è noto se la pratica dello yoga possa avere effetti positivi nelle persone cognitivamente integre che percepiscono un declino nelle proprie funzioni cognitive (declino cognitivo soggettivo, SCD).  A questo proposito, gli autori del presente studio hanno indagato se vi sono state modifiche del volume della materia grigia cerebrale in un gruppo di undici donne (età media: 61,45) con SCD e fattori di rischio cardiovascolare che hanno praticato per dodici settimane un particolare tipo di yoga – chiamato Kundalini Yoga – associato ad una meditazione yogica chiamata Kirtan Kriya (gruppo KY+KK), rispetto ad un secondo gruppo di undici donne (età media = 64,55) che hanno effettuato un training cognitivo per il potenziamento della memoria (gruppo TC). I risultati del presente studio evidenziano che il gruppo TC ha mostrato una riduzione diffusa della materia grigia nelle aree cerebrali il cui volume fisiologicamente si riduce con l’avanzare dell’età, mentre nel gruppo KY+KK il volume di materia grigia nelle stesse aree rimaneva stabile. Nel gruppo KY+KK, inoltre, le partecipanti hanno riportato valori meno elevati di ansia e depressione. Non si sono osservate differenze significative nei punteggi alle scale cognitive tra i due gruppi. In conclusione, dunque, lo yoga potrebbe offrire un effetto neuroprotettivo anche dopo periodi di pratica relativamente brevi. Resta ancora da chiarire se lo yoga possa avere la potenzialità di ritardare l’insorgenza del decadimento cognitivo.

Potete trovare l’articolo originale al seguente link:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35275541/