L’interruzione dello studio AMARANTH

A cura di Sara Gipponi Il 12 giugno le case farmaceutiche “Eli Lilly & Company” e “AstraZeneca” hanno reso nota la decisione di interrompere lo studio AMARANTH, uno studio farmacologico rivolto a persone con malattia di Alzheimer (AD) lieve, il cui obiettivo principale era di valutare l’efficacia del farmaco Lanabecestat per rallentare la progressione della patologia. […]

15 Giugno 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su L’interruzione dello studio AMARANTH

L’interruzione dello studio EARLY

 A cura di Michela Rampini “La sicurezza e il benessere delle persone che partecipano alle nostre sperimentazioni cliniche sono di massima importanza per noi”. Sono queste le parole con cui la casa farmaceutica Janssen ha reso noto a partecipanti e sperimentatori la decisione di interrompere in maniera definitiva la sperimentazione EARLY. Lo studio farmacologico di prevenzione della malattia di Alzheimer EARLY era partito presso la nostra Unità a settembre 2017 ed aveva finora coinvolto circa una trentina di persone anziane cognitivamente sane. A maggio 2018 la decisione dello Sponsor di interrompere lo studio. […]

8 Giugno 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su L’interruzione dello studio EARLY

Francia controcorrente: sospeso il rimborso dei farmaci sintomatici per l’Alzheimer

A cura di Cristina Festari La notizia aleggiava da alcuni mesi, ma ora è ufficiale: lunedì scorso Agnès Buzyn, Ministro della Salute, ha annunciato che il Sistema Sanitario francese non rimborserà più Donepezil (nome commerciale, Aricept), Memantina (Ebixa), Rivastigmina (Exelon) e Galantamina (Remynil), ossia gli unici quattro farmaci attualmente disponibili per il trattamento sintomatico della malattia di Alzheimer (AD).  […]

31 Maggio 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su Francia controcorrente: sospeso il rimborso dei farmaci sintomatici per l’Alzheimer

Processo di generalizzazione nei portatori di mutazione genetica associata ad Alzheimer

A cura di Anna Mega Gli autori di uno studio pubblicato su Neurobiology of Aging hanno utilizzato un compito computerizzato di generalizzazione, sensibile al deterioramento del lobo temporale mediale, per verificare se il processo di generalizzazione – inteso come la capacità di utilizzare informazioni precedentemente acquisite in situazioni nuove ma familiari – sia intaccato già prima dell’insorgenza dei sintomi cognitivi in persone portatrici di una mutazione genetica (C) associata a AD. […]

24 Maggio 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su Processo di generalizzazione nei portatori di mutazione genetica associata ad Alzheimer

Differenze di genere nell’associazione tra APOE e Tau nel liquido cerebrospinale

A cura di Roberta Baruzzi Il gene APOE rappresenta il principale fattore di rischio genetico per la malattia di Alzheimer (AD) e l’associazione risulta più forte nelle donne che negli uomini, in particolare tra i 55-70 anni. Non appare altresì chiaro il meccanismo alla base di queste differenze di genere. Un recente studio pubblicato su JAMA Neurology ha voluto indagare questo aspetto considerando l’associazione tra APOE e alterazioni neuropatologiche caratteristiche dell’AD legate alle proteine beta-amiloide (Aβ) e Tau (T). […]

17 Maggio 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su Differenze di genere nell’associazione tra APOE e Tau nel liquido cerebrospinale

Tempestività e prevenzione: gli obiettivi della ricerca

A cura di Valentina Saletti Uno studio condotto dai ricercatori della University of California di Berkely dimostra che la ricerca sulla malattia di Alzheimer (AD) dovrebbe focalizzarsi sui seguenti obiettivi: prevenzione e tempestività. Lo studio ha coinvolto, per un periodo di 5 anni, 71 anziani cognitivamente sani (età media di 75 anni) che, oltre ad essere stati sottoposti ad una valutazione neuropsicologica, hanno eseguito varie scansioni cerebrali. […]

10 Maggio 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su Tempestività e prevenzione: gli obiettivi della ricerca

La terapia della bambola

A cura di Cristina Festari L’introduzione della cosiddetta Terapia della bambola (in inglese, doll therapy) presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino è stata ampiamente pubblicizzata dai quotidiani nazionali. La doll therapy, diffusasi negli anni ‘80 negli USA e in Australia, consiste nell’affidare la cura di una bambola con specifiche caratteristiche (peso, nelle dimensioni, nei tratti somatici e persino nella posizione di braccia e gambe) a un paziente con disturbi psichiatrici o neurodegenerativi, che ne diventa responsabile e con cui gradualmente costruisce quello che si può definire un rapporto di attaccamento. I primi utilizzi in pazienti geriatrici risalgono al 2001 e ad oggi è considerato un trattamento non farmacologico additivo per le gestione dei disturbi comportamentali. […]

3 Maggio 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su La terapia della bambola

Effetti della dieta mediterranea sui biomarcatori associati alla malattia di Alzheimer

A cura di Anna Mega Uno studio pubblicato su Neurology ha esaminato la relazione tra l’adesione alla dieta mediterranea e i cambiamenti nei biomarcatori di neuroimmagine associati a AD, considerando l’accumulo di Aβ (rilevata attraverso PiB-PET) e la neurodegenerazione, osservata tramite l’ipometabolismo del glucosio (FDG-PET) e la morte neuronale (RMN). […]

26 Aprile 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su Effetti della dieta mediterranea sui biomarcatori associati alla malattia di Alzheimer

Effetto di APOE e varianti genetiche comuni sul rischio d’insorgenza della malattia di Alzheimer

A cura di Roberta Baruzzi Il principale fattore di rischio genetico per la malattia di Alzheimer (AD) è rappresentato dall’allele ԑ4 del gene APOE. Tuttavia, esistono altre varianti genetiche che possono influire sull’insorgenza di AD, benché in misura meno significativa. […]

19 Aprile 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su Effetto di APOE e varianti genetiche comuni sul rischio d’insorgenza della malattia di Alzheimer

L’attività fisica quotidiana può mantenere in forma il proprio cervello?

A cura di Valentina Saletti Uno studio condotto dai ricercatori della Rush University ha analizzato l’associazione tra l’attività fisica quotidiana e la quantità di materia grigia nel cervello di persone anziane, dimostrando come elevati livelli di attività fisica siano correlati a una maggiore quantità di materia grigia. Secondo i ricercatori, un livello significativo di materia grigia corrisponde a un miglior funzionamento cognitivo, mentre la sua diminuzione è associata soprattutto alla malattia di Alzheimer e ad altre demenze. […]

12 Aprile 2018|ULTIM'ORA|Commenti disabilitati su L’attività fisica quotidiana può mantenere in forma il proprio cervello?