A cura di Valentina Saletti

Manuello J, Min J, McCarthy P, Alfaro-Almagro F, Lee S, Smith S, Elliott LT, Winkler AM, Douaud G.
The effects of genetic and modifiable risk factors on brain regions vulnerable to ageing and disease.
Nat Commun. 2024 Mar 27;15(1):2576. doi: 10.1038/s41467-024-46344-2.

Con l’invecchiamento vi è una rete di regioni cerebrali che degenera prima ed in maniera più veloce rispetto al resto del cervello. In un recente studio pubblicato su Nature Communications alcuni ricercatori hanno dimostrato che questa rete è più vulnerabile al diabete, all’inquinamento atmosferico associato al traffico e all’assunzione di alcool. Questi sono tra i più dannosi fattori di rischio modificabili per l’invecchiamento precoce e lo sviluppo di patologie come la demenza.

Tale rete di regioni cerebrali, che i ricercatori hanno definito LIFO (acronimo di “last in, first out”, poiché si sviluppa relativamente tardi in adolescenza ed è una della prime a degenerare con il declino cognitivo) sembrerebbe avere un ruolo significativo nella diminuzione del volume della materia grigia.

Esaminando un campione di circa 40.000 ultra quarantacinquenni iscritti ad una biobanca inglese che si erano sottoposti a esami di imaging cerebrale, i ricercatori hanno rilevato che vi sono sette diverse variazioni nel genoma che influenzano la rete LIFO e che sono implicate nel processo di invecchiamento, nella morte cardiovascolare, nella schizofrenia, nelle malattie di Alzheimer e di Parkinson. Analizzando poi l’associazione tra questa rete cerebrale e 161 fattori di rischio modificabili e il loro impatto sulle diverse regioni cerebrali, hanno dimostrato che i fattori di rischio modificabili più deleteri per la rete LIFO sono il diabete, il biossido di azoto legato all’inquinamento atmosferico dovuto al traffico e la frequenza di assunzione di alcool. Mentre sulle scoperte genetiche sono poche le informazioni e andrebbero condotti ulteriori studi per capirne la significatività dell’impatto sulle aree cerebrali individuate, le nuove informazioni rispetto ai fattori di rischio modificabili, associati anche alla demenza, possono contribuire all’identificazione di strategie e interventi mirati alla prevenzione.

È possibile visionare l’articolo originale al seguente link:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38538590/