I farmaci sperimentali all’IRCCS Fatebenefratelli

L’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Fatebenefratelli – Centro Nazionale per la Malattia di Alzheimer e le Malattie Psichiatriche – offre ai propri pazienti la possibilità di accedere a farmaci sperimentali per la malattia di Alzheimer e per altre forme di neurodegenerazione.

La partecipazione ad uno studio è completamente gratuita ma è riservata a pazienti con determinate caratteristiche cliniche. In modo del tutto casuale, alcuni partecipanti allo studio riceveranno il trattamento sperimentale e altri un “placebo”, una sostanza inattiva, che non ha alcun valore di trattamento.

Negli studi clinici, i trattamenti sperimentali sono paragonati a placebo per essere sicuri di valutarne l’efficacia.

Sono attive al momento, presso il nostro centro, diverse sperimentazioni di farmaci che potrebbero rivelarsi più efficaci di quelli attualmente disponibili.

Se desiderate partecipare o far partecipare un vostro caro ad una delle sperimentazioni attive presso il nostro centro o per avere informazioni sulle nostre attività di ricerca, contattate l’indirizzo:

nuovifarmaci@centroalzheimer.org

Cosa sono i farmaci sperimentali

Un farmaco sperimentale è un farmaco che non è ancora entrato in commercio e che necessita di un processo di sperimentazione, regolato a livello internazionale, che può durare dai 10 ai 12 anni.  Il percorso del farmaco è scandito da varie fasi e il passaggio alla fase successiva è consentito solo dal superamento di determinati standard della precedente.  Vengono condotti studi prima in laboratorio e sugli animali (sperimentazione preclinica) e successivamente sull’uomo (sperimentazione clinica).

Nella sperimentazione preclinica vengono condotti studi in laboratorio, dove viene studiata la molecola chimica da cui si ricaverà il farmaco per comprenderne le caratteristiche e verificare che possieda potenziali effetti terapeutici. Successivamente si procede con la sperimentazione sugli animali che fornisce informazioni sul livello di tossicità, sulla via di somministrazione, sull’assorbimento e sull’eliminazione della molecola.

La sperimentazione di un farmaco attraversa quattro fasi distinte.

Gli studi di fase I valutano la sicurezza e tollerabilità del farmaco in pochi volontari sani, che ricevono il farmaco in dosi diverse. Registrati tutti gli effetti indesiderati, se il profilo beneficio/rischio è accettabile si procede con la fase successiva della sperimentazione.

Negli studi di fase II si inizia a valutare oltre la sicurezza e la tollerabilità, l’efficacia del farmaco, cioè la sua capacità di cura, in pochi volontari con la malattia per cui il farmaco è indicato. I partecipanti vengono divisi in gruppi a cui vengono somministrate dosi diverse del farmaco, per definire la dose migliore da sperimentare nelle fasi successive. Il farmaco sarà paragonato a una sostanza inattiva (placebo).

Quando il profilo di sicurezza del farmaco è stato delineato e risulta accettabile, si procede con studi di fase III. Vengono coinvolti centinaia o migliaia di pazienti, per valutare l’efficacia del farmaco sui sintomi della malattia target. I partecipanti vengono assegnati casualmente o al gruppo di trattamento con il farmaco sperimentale o al gruppo di controllo con il placebo.

Alla fine del suo lungo percorso, se il farmaco ha dimostrato di essere efficace, viene sottoposto all’autorità competente, che in Italia è l’AIFA, per la registrazione e l’autorizzazione alla commercializzazione.

Gli studi di fase IV vengono effettuati dopo la commercializzazione del nuovo farmaco, possono essere richiesti dall’autorità regolatrice o dalla stessa casa farmaceutica per accrescere la conoscenza sulla sicurezza e l’efficacia del farmaco per periodi di tempo più lunghi di quelli previsti per le fasi I-III.

Farmaci sperimentali per la malattia di Alzheimer

I farmaci che attualmente vengono utilizzati nei pazienti con malattia di Alzheimer (inibitori dell’acetilcolinesterasi e memantina) sono solo farmaci sintomatici, che possono migliorare i sintomi della malattia, ma non interromperne o rallentarne l’inesorabile decorso. I limiti di tale trattamento e l’avanzare delle conoscenze sui meccanismi alla base dello sviluppo della malattia di Alzheimer hanno portato la ricerca a orientarsi verso approcci terapeutici alternativi, che possano rallentare lo sviluppo e la progressione della malattia.

Pur non conoscendo quale sia la causa prima della malattia di Alzheimer, l’avanzare delle conoscenze fisiopatologiche ha evidenziato che l’accumulo nel cervello di due proteine anomale, Abeta e tau, possano giocare un ruolo importante nello sviluppo della malattia. Farmaci in grado di impedire l’accumulo di queste proteine hanno il potenziale di modificare la storia naturale di malattia, bloccando o rallentando la progressione, o addirittura impedendo o rallentando l’insorgenza.

Farmaci anti Abeta

L’accumulo della proteina Abeta a formare le placche senili avviene progressivamente, fino a decenni prima dell’insorgenza dei sintomi cognitivi. Il rafforzarsi dell’ipotesi amiloidea ha favorito lo sviluppo di nuove molecole che aggrediscono questa proteina e il suo processo di formazione, sia per prevenirne l’accumulo e l’aggregazione in placche, sia per eliminarla quando già si è depositata.

Sono attualmente in sperimentazione diverse specifiche molecole appartenenti a queste classi di farmaci ed alcuni hanno ottenuto promettenti risultati anche in termini di miglioramento cognitivo e funzionale dei pazienti.

La rimozione di AB grazie all’immunoterapia attiva o passiva è un approccio terapeutico in cui sono riposte grandi speranze. L’immunoterapia attiva prevede la somministrazione di una proteina con caratteristiche simili ad Abeta che va a stimolare il sistema immunitario ad attaccare l’ospite indesiderato, mentre quella passiva prevede l’iniezione di anticorpi monoclonali che legano tale proteina con lo scopo di lavarla via dal cervello. Altra classe di farmaci attualmente in sperimentazione, sono i BACE-inibitori, che bloccano l’azione di un enzima implicato nella formazione di Abeta.

Farmaci anti tau

La proteina tau costituisce l’altro target terapeutico di recente interesse. Il suo accumulo a formare i grovigli neurofibrillari va a ingolfare e distruggere progressivamente i neuroni dei malati di Alzheimer.

I primi risultati di uno studio con un farmaco che impediva l’aggregazione di tau ha dato risultati non chiaramente positivi e altre molecole anti-tau, tra cui anticorpi, sono ancora in fase molto iniziale di sperimentazione.

FAQ

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