A cura di Monica Almici

È il 1962 quando Kral introduce il concetto di “dimenticanze benigne legate alla senescenza”, poi definite 20 anni più tardi come “decadimento della memoria legato all’età”. Questo articolo presenta un excursus degli studi che da queste prime teorizzazioni hanno provato a definire quella zona grigia che si colloca tra l’integrità cognitiva e la demenza. Elencando nove di questi tentativi, gli autori evidenziano come il concetto di Deterioramento Cognitivo Lieve (in inglese Mild Cognitive Impairment, MCI), non abbia, nonostante i suoi quasi quarant’anni, una definizione univoca. 

Viene poi presentata una revisione sistematica della letteratura al fine di confrontare la capacità delle diverse definizioni di MCI di predire lo sviluppo della demenza di Alzheimer.

Gli autori hanno cercato sulla piattaforma Pubmed i termini MCI o Mild Cognitive Impairment e Malattia di Alzheimer e Progressione o Conversione; dei 2583 studi trovati, sono stati selezionati i soli articoli scritti in inglese e condotti sugli umani, con età di 65 anni o più. Un’ulteriore scrematura ha eliminato tutti quegli studi in cui non era stato condotto un follow-up almeno dopo 3 anni e in cui non erano paragonate almeno due diverse definizioni di Deterioramento Cognitivo Lieve; infine, selezionando i soli studi con un buon giudizio alla Newcastle-Ottawa Quality Assessment Scale, sono rientrati nell’analisi 15 studi. Gli autori hanno trovato che i soggetti con MCI amnesico hanno maggiori probabilità di sviluppare una demenza di Alzheimer (18-19% all’anno) rispetto a coloro i quali hanno un MCI non amnesico (10-11%). Tuttavia la validità predittiva dell’MCI sullo sviluppo dell’Alzheimer è bassa, dato che fino al 60% dei soggetti con diagnosi di MCI non sviluppano la demenza nei 10 anni successivi. Gli autori sottolineano la necessità di meglio definire il concetto di Decadimento Cognitivo Lieve, suggerendo tre possibilità: una maggior operazionalizzazione, una solida base empirica e una stratificazione in base alla sua probabilità di evolvere in demenza. Questo studio non ha preso in considerazione i biomarcatori che rendono già ora possibile migliorare il valore predittivo del costrutto, che sono di difficile utilizzo in quanto costosi ed invasivi. Inoltre gli autori citano i criteri di Albert del 2011, che risultano tuttavia superati da Jack nel 2019.

Potete trovare ulteriori informazioni al seguente link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31724527