A cura di Martina Montalti

Use of Flutemetamol F 18–Labeled Positron Emission Tomography and Other Biomarkers to Assess Risk of Clinical Progression in Patients With Amnestic Mild Cognitive Impairment
Wolk DA, Sadowsky C, Safirstein B, Rinne JO, Duara R, Perry R, Agronin M, Gamez J, Shi J, Ivanoiu A, Minthon L, Walker Z, Hasselbalch S, Holmes C, Sabbagh M, Albert M, Fleisher A, Loughlin P, Triau E, Frey K, Hogh P, Bozoki A, Bullock R, Salmon E, Farrar G, Buckley CJ, Zanette M, Sherwin PF, Cherubini A, Inglis F.
JAMA Neurology. 2018 May 14. doi:10.1001/jamaneurol.2018.0894. [Epub ahead of print]

Il decadimento cognitivo lieve (MCI) è una condizione clinica caratterizzata da deficit in una o più funzioni cognitive, tali da non compromettere le capacità di svolgere le attività della vita quotidiana. Generalmente, l’MCI è uno stato di transizione che può precedere lo sviluppo della malattia di Alzheimer (AD). Negli ultimi anni la ricerca si è concentrata sul ruolo dei biomarcatori nella caratterizzazione di tali pazienti in modo da identificare quei pazienti che hanno maggiori probabilità di progredire ad AD.
In questo scenario si inserisce un studio pubblicato di recente nel quale si è indagato il rischio di progressione ad AD in un gruppo di 232 MCI amnesici, basandosi sui biomarcatori di amiloidosi (Aβ) e neurodegenerazione (N).
Ogni partecipante è stato sottoposto a: (i) tomografia ad emissione di positroni, per valutare la positività alla proteina amiloide (Aβ+ vs Aβ-); (ii) risonanza magnetica cerebrale (MRI), dalla quale sono stati estratti il volumi dell’ippocampo (N+ vs N-) e di lesioni della sostanza bianca (WMH); (iii) valutazioni cognitive ogni 6 mesi fino ad un massimo di 3 anni.
All’inizio dello studio i soggetti sono stati suddivisi in base alla positività o negatività ad uno dei biomarcatori considerati (Aβ+/- o N+/-) o la combinazione di essi.
Dai risultati è emerso che il tasso di progressione ad AD per i partecipanti Aβ+ fosse del 53,6%, contro il 22,8% di quelli Aβ-. Emerge poi che i partecipanti classificati come Aβ+N+ hanno performance peggiori ai test di memoria ed un rischio aumentato di più del doppio di progredire ad AD rispetto agli altri gruppi. Al contrario, i soggetti Aβ-N- hanno migliori performance di memoria e un rischio ridotto di progressione ad AD, mentre i soggetti Aβ+N- e Aβ-N+ mostrano un pattern intermedio. Nei soggetti Aβ- si riscontra una associazione inversa tra le WMH ed il volume dell’ippocampo, associazione non presente nei soggetti Aβ+. Le WMH risultano inoltre essere più frequenti fra i soggetti Aβ- che progrediscono ad AD.
Questo studio sottolinea l’importanza del ruolo dei biomarcatori di AD in associazione con una valutazione neuropsicologica per poter stimare con maggior precisione la progressione nel tempo dei pazienti MCI. In questo modo i biomarcatori ci permettono di migliorare l’identificazione dei soggetti a rischio, i futuri candidati per gli studi farmacologici.

Potete trovare ulteriori informazioni al seguente link:
https://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/fullarticle/2680669