A cura di Federica Ribaldi e Valentina Nicolosi
Amyloid Microbiota Inflammation (A.M.I.) è uno studio multi-centrico, coordinato dal nostro laboratorio e finalizzato ad esplorare il collegamento tra malattia di Alzheimer e flora batterica (microbiota) intestinale ed orale. Recenti scoperte mostrano che l’abbondanza di particolari batteri nell’intestino è associata al deposito cerebrale di beta-amiloide, una proteina tossica per il nostro cervello legata allo sviluppo della malattia di Alzheimer. Come i batteri influenzino il funzionamento del cervello non è ancora noto ma un meccanismo potrebbe essere legato alla modulazione del sistema immunitario e infiammatorio.Il nostro studio coinvolgerà 4 centri italiani ed europei e circa 200 pazienti con diversi gradi di decadimento cognitivo e 80 soggetti sani di età superiore a 50 anni.
Per ogni soggetto arruolato è prevista una breve valutazione clinica e neuropsicologica oltre ad una raccolta di feci, saliva ed un prelievo di sangue. L’obiettivo è quello di studiare l’associazione tra la composizione batterica intestinale e nel cavo orale, il profilo infiammatorio ed immunitario nel sangue e la cognitività.
Il chiarimento di questi meccanismi potrebbe permettere la definizione di nuovi biomarcatori per la diagnosi precoce di Alzheimer ed aprire nuove opportunità terapeutiche.
Per ulteriori informazioni è possibile contattare la dott.ssa Valentina Nicolosi (indirizzo mail: vnicolosi@fatebenefratelli.eu tel. 0303501335).
ho mia moglie con la malattiadi alzheimer diagnosticata nel 2002.
ha 80 anni e non ha capacità cognitive,è invalida al 100 per cento con accompagnamento.vive in un mondo tutto suo,ma vive in serenità,perchè ho curato
il cibo.ciò consente una defecazio giornaliera,ho curato il sonno,prende una pillola
di quietamina da 25 e cammina percorrendo 2,3 chim.al giorno
ho curato laidenti i denti con l’imlantologia ed ho cercato di adeguarmi al suo modo di vivere,cercando di farla sentire diversa. scrivo queste cose perchè leggendo l’articolo penso che abbiate ragione ad attribuire all’intestino lo sviluppo di questa terrificante patologia.