A cura di Anna Mega

L’epidemia di COVID-19 è stata dichiarata un’emergenza sanitaria diffusa a livello mondiale e certamente le persone con demenza rappresentano una popolazione a rischio per le loro condizioni cliniche e per età. Uno studio pubblicato su European Journal of Neurology ha esaminato l’impatto di cinque settimane di quarantena sulla qualità di vita e sui sintomi neuropsichiatrici di 20 pazienti con malattia di Alzheimer (AD) e 20 con deterioramento cognitivo lieve (MCI) di età superiore a 60 anni. Per la valutazione di tali aree sono state somministrate, sia ai pazienti che ai rispettivi caregivers, le scale EuroQoL-5D e Neuropsychiatric Inventory e i risultati sono stati confrontati con quelli acquisiti nei mesi precedenti il periodo di quarantena. Differenze significative si sono osservate solo in relazione ai sintomi neuropsichiatrici dei pazienti; nello specifico dopo la quarantena, i pazienti MCI mostravano maggiori livelli di apatia e ansia, mentre i pazienti AD maggiori livelli di apatia, agitazione e comportamenti motori aberranti. Non è stato osservato un peggioramento della qualità di vita sia nei pazienti che nei caregivers. Tuttavia, circa il 30% dei pazienti e il 40% dei caregivers ha dichiarato un peggioramento del loro stato di salute nel periodo di chiusura. Appare quindi ancora utile fare riferimento alle linee guida emanate, per esempio, dalle Associazioni Alzheimer o da alcuni Istituti ospedalieri al fine di non aggravare ulteriormente le condizioni della popolazione più fragile.

È possibile visionare l’articolo integrale al seguente link: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/32449791/