A cura di Ilaria Passeggia
The impact of COVID-19 pandemic on people with mild cognitive impairment/dementia and on their caregivers.
Tratti di personalità e benessere soggettivo come predittori di diagnosi di demenza e neuropatologia
A cura di Claudio Singh Solorzano
Personality predictors of dementia diagnosis and neuropathological burden: An individual participant data meta-analysis.
Alzheimers Dement. 2024 Mar;20(3):1497-1514. doi: 10.1002/alz.13523. Epub 2023 Nov 29.
Recenti studi hanno mostrato come i tratti di personalità e il benessere soggettivo possano essere un fattore predisponente e/o protettivo per la salute cerebrale, considerando il loro effetto sulla sfera comportamentale, emotiva e cognitiva, nonché sullo sviluppo di neuropatologia (es., attraverso l’adozione di determinati stili di vita e la resilienza cognitiva). Dal momento che questi fattori possono influenzare fattori di rischio modificabili di demenza ed essendoci ancora poche evidenze che legano personalità, benessere, insorgenza di demenza e segni di neuropatologia, la ricerca su questi aspetti è necessaria.
La nuova malattia da Coronavirus (COVID-19) si è diffusa in tutto il mondo portando con sé molteplici conseguenze dal punto di vista fisico e psicologico. Una recente ricerca greca ha indagato gli effetti della pandemia su una popolazione fragile, come i pazienti con demenza, e sui loro caregiver (chi se ne prende cura). È stato chiesto a 204 caregiver di adulti con disturbi cognitivi o con diagnosi di demenza di rispondere ad un questionario riguardante i possibili cambiamenti a livello fisico, psicologico e nelle attività quotidiane, notati nei propri cari e in se stessi, nel periodo di lockdown totale o parziale compreso tra febbraio e giugno 2020. Per quanto riguarda i pazienti è stato riscontrato un peggioramento significativo in tre delle varie aree indagate: comunicazione, umore e adeguamento alle misure adottate per il contenimento della pandemia. L’isolamento forzato e le difficoltà con le nuove tecnologie comunicative hanno portato i soggetti a sperimentare maggiore solitudine e distanza emotiva; inoltre, i problemi cognitivi inciderebbero con la comprensione delle nuove e molteplici norme restrittive e con la loro attuazione da parte dei pazienti. È importante sottolineare anche che non sono stati rilevati significativi cambiamenti dal punto di vista fisico, dell’appetito e a livello di deliri e comportamenti afinalistici. Tuttavia, la preoccupazione rivolta alla vulnerabilità dei pazienti e l’incremento del tempo dedicato alla loro gestione hanno inciso sulla qualità di vita dei caregiver, che hanno riportato maggiori carichi di ansia, stress e affaticamento fisico. Alla luce di tali dati e visto il protrarsi di ulteriori chiusure e periodi di isolamento, sarebbe importante stilare e mettere in atto specifici protocolli e misure in grado di proteggere e arrecare supporto, non solo ai malati, ma anche all’intero sistema familiare che si trova a dover gestirli in maniera sempre più incombente.
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