A cura di Ilaria Passeggia

“Choosing hope over despair in dementia”. Lawlor B.  Int J Geriatr Psychiatry. 2021

Per molte persone la demenza è percepita come una condizione senza speranza. È ormai diffusa la consapevolezza che si tratti di una patologia sempre più frequente, con un forte impatto sulle famiglie di chi ne è affetto e sulla società, dai costi crescenti delle cure e dal pessimismo generale che accompagna la diagnosi. Per quanto tutto ciò sia fondato, la sola trasmissione di tali informazioni può aumentare il senso di disperazione di pazienti e familiari che si trovano ad affrontare tale esperienza. Un recente editoriale pubblicato su International Journal of Geriatric Psychiatry invita ad una diversa inquadratura della questione, suggerendo l’assunzione di una prospettiva di speranza più che di disperazione da associare alla demenza, così come è già successo per certi tipi di tumore. Al momento della diagnosi, infondere messaggi positivi è fondamentale per mantenere il benessere della persona con demenza e per proteggerla da stress e ansia. Ad esempio, riporre più enfasi sulle funzioni cognitive ancora preservate e promuovere maggiori interazioni sociali e esperienze stimolanti può potenzialmente aumentare il benessere psicologico dei pazienti. Inoltre, non essendoci un’unica traiettoria di progressione della malattia valida per ciascun paziente, andrà sottolineata la difficoltà nel prevedere cosa potrà succedere cercando di estrapolare dati dall’esperienza di altre persone. Sappiamo che ci sono dei fattori modificabili (es. solitudine, depressione, perdita dell’udito, obesità) che aumentano il rischio potenziale di sviluppare demenza e che interventi sui fattori di rischio vascolare, sull’incremento dell’esercizio fisico e delle interazioni sociali e sulla promozione di un’alimentazione basata sulla dieta mediterranea possono stabilizzare le traiettorie cognitive negli anziani a rischio di sviluppare declino cognitivo. L’assunzione, da parte degli operatori sanitari, dei pazienti, dei loro familiari e delle persone preoccupate per le proprie funzioni cognitive, di questa prospettiva focalizzata su quanto si possa ancora intervenire in maniera proattiva senza farsi prendere dalla disperazione permetterebbe una maggiore aderenza ai trattamenti farmacologici e l’adozione di comportamenti migliori dal punto di vista della salute e del ritardo del declino cognitivo.

 

Potete trovare maggiori informazioni a questo link:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/33201531/