A cura di Elena Rolandi

Comparing 18F-AV-1451 with CSF t-tau and p-tau for diagnosis of Alzheimer disease.
Mattsson N, Smith R, Strandberg O, Palmqvist S, Schöll M, Insel PS, Hägerström D, Ohlsson T, Zetterberg H, Blennow K, Jögi J, Hansson O.
Neurology. 2018 Jan 30;90(5):e388-e395. doi: 10.1212/WNL.0000000000004887.

Dal punto di vista neuropatologico la malattia di Alzheimer (AD) è caratterizzata dall’accumulo di beta-amiloide in placche esterne ai neuroni e dalla formazione di grovigli neurofibrillari intracellulari, costituiti da proteina tau fosforilata (p-tau). La presenza di tau può essere rilevata in vivo tramite misurazione della concentrazione di tau totale (t-tau) e p-tau nel liquor cerebrospinale (CSF) oppure può essere visualizzata grazie a un esame PET con appositi radiotraccianti.
Un recente studio, pubblicato sulla celebre rivista Neurology, ha confrontato l’utilità diagnostica in AD di diversi biomarcatori di neurodegenerazione: t-tau e p-tau da CSF, uptake del tracciante 18F-AV-1451 tramite PET, volume ippocampale e spessore corticale in regioni associate tipicamente affette da AD ottenuti dalle immagini di risonanza magnetica (RM).
Sono stati selezionati tra i partecipanti allo studio svedese BioFINDER (biofinder.se) 30 controlli sani, 14 pazienti con decadimento cognitive lieve positivi per amiloide da CSF (AD prodromici) e 39 pazienti con demenza di Alzheimer (AD demenza). La PET con 18F-AV-1451 mostrava una migliore performance (sensibilità e specificità) nel distinguere AD demenza da controlli rispetto alle misure ricavate dal CSF, mentre nello stadio prodromico le performance dei diversi biomarcatori per tau erano paragonabili. Le misure ottenute da RM mostravano minori performance in entrambi gli stadi di malattia. Secondo gli autori questi risultati supportano l’utilità della misurazione della concentrazione di tau nel CSF come biomarcatore di stato, mentre l’esame PET può essere utile sia come biomarcatore di stato che di progressione. Tali risultati dovrebbero però essere ulteriormente confermati da verifica post-mortem della patologia.

Potete trovare ulteriori informazioni/l’articolo originale al seguente link.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29321235