A cura di Lorenzo Pini

Proximity to Parental Symptom Onset and Amyloid-β Burden in Sporadic Alzheimer Disease
Villeneuve S, Vogel JW, Gonneaud J, Pichet Binette A, Rosa-Neto P, Gauthier S, Bateman RJ, Fagan AM, Morris JC, Benzinger TLS, Johnson SC, Breitner JCS, Poirier J; Presymptomatic Evaluation of Novel or Experimental Treatments for Alzheimer Disease (PREVENT-AD) Research Group.
JAMA Neurology. 2018 Feb 26

La malattia di Alzheimer (AD) si sviluppa diversi anni prima della comparsa dei sintomi cognitivi. L’individuazione precoce di individui asintomatici che svilupperanno nel futuro tale malattia potrebbe fornire un notevole impulso allo sviluppo di nuove strategie preventive e terapeutiche. Tuttavia, l’assenza di sintomi chiari costituisce ad oggi uno dei maggiori ostacoli per questa precoce identificazione. Un aiuto deriva dagli studi in pazienti con mutazione genetica autosomica dominante per AD in cui è possibile stimare l’età di esordio dei sintomi cognitivi sulla base della storia familiare. I ricercatori Canadesi della McGill University hanno investigato se anche nelle forme AD sporadiche la stima dell’età di esordio potrebbe fornire informazioni sullo sviluppo della patologia in soggetti asintomatici con una storia familiare di AD. Gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista JAMA Neurology, hanno selezionato 101 partecipanti allo studio “Presymptomatic Evaluation of Novel or Experimental Treatments for Alzheimer’s Disease (PREVENT-AD)” che avevano eseguito una puntura lombare per la quantificazione della proteina beta-amiloide (Aβ). I partecipanti erano tutti cognitivamente sani (età > 55 anni) e con una storia familiare di AD. Dai risultati è emerso come la prossimità tra età anagrafica dei partecipanti ed età di esordio familiare coincida con un’alterazione dei livelli della proteina Aβ, a prescindere dall’età della persona. Stratificando il campione per genere e polimorfismo del gene Apolipoproteina E (APOE), l’associazione risultava più forte per le donne e per i soggetti portatori dell’allele ApoE4. I ricercatori hanno replicato le analisi su due ulteriori campioni indipendenti: 128 partecipanti alla ricerca “Adult Children Study” e 135 partecipanti al “Wisconsin Registry for Alzheimer Prevention”. In questi due studi la maggior parte dei partecipanti eseguivano una tomografia ad emissione di positrone (PET) con tracciante specifico per Aβ, oltre che una puntura lombare. I risultati sui questi due campioni hanno confermato l’associazione tra livelli di Aβ e prossimità all’età di esordio familiare, sebbene l’effetto del genere e del polimorfismo APOE sia stato solo parzialmente replicato.
Come gli stessi firmatari dello studio suggeriscono, la prossimità all’età di esordio familiare potrebbe fornire un utile e semplice strumento di pre-screening per identificare soggetti asintomatici in cui indagare l’eventuale positività alla proteina Aβ. Naturalmente, questi risultati necessitano di ulteriori conferme, specialmente per quanto riguarda l’effetto del genere e di APOE.

Ulteriori informazioni sono disponibili al seguente link
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29482212