A cura di Daniele Orlandi

La malattia di Alzheimer è tristemente nota per le sue conseguenze sulla memoria. L’incapacità nel ricordare eventi, nomi ed esperienze si protrae lungo tutta la durata della malattia riducendo la qualità della vita di tutta la famiglia. Nelle fasi medio – avanzate del morbo emergono soventemente i disturbi comportamentali come agitazione, irritabilità e aggressività. Spesso la causa è riconducibile ad uno stato d’ansia molto elevato che porta la persona ad interpretare la realtà in un’ottica di pericolo ed emergenza costante. Per aiutare parenti e persone impegnate nella cura dei malati, un team di ricercatori di numerose Università europee hanno revisionato più di 150 lavori svolti in questo ambito. Il risultato a cui sono giunti è che i problemi comportamentali dei pazienti possono essere ridotti con strategie contesto specifiche. In particolare, seguire percorsi formativi aiuta familiari ed operatori a gestire meglio le situazioni critiche perché preparati ad affrontarle. In questo caso le tecniche maggiorente efficaci hanno radice cognitivo-comportamentale e puntano sul creare contesti rilassanti e coinvolgere i pazienti in attività pro-attive.
Il risultato dello studio richiama l’importanza di uscire dall’isolamento personale e di non vergognarsi nel chiedere assistenza a persone formate e competenti.

L’articolo originale è consultabile al seguente link.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28302633