A cura di Federica Ribaldi

Structural brain differences between monolingual and multilingual patients with mild cognitive impairment and Alzheimer disease: Evidence for cognitive reserve.
Duncan HD, Nikelski J, Pilon R, Steffener J, Chertkow H, Phillips NA.
Neuropsychologia. 2017 Dec 26. pii: S0028-3932(17)30510-9. doi: 10.1016/j.neuropsychologia.2017.12.036. [Epub ahead of print]

Il bilinguismo, inteso come capacità di parlare due o più lingue, sembra portare interessanti benefici, in termini di riserva cognitiva (CR) e cerebrale (BR). In particolare, il bilinguismo contribuirebbe a ritardare l’insorgenza dei sintomi cognitivi (CR) nei soggetti affetti da Malattia di Alzheimer (AD), nonché è associato ad un aumento dei volumi di sostanza grigia cerebrale (BR) nei soggetti sani. Il presente studio di Duncan e colleghi ha voluto indagare il ruolo del bilinguismo in 68 soggetti con decadimento cognitivo lieve (MCI) e 26 con malattia di Alzheimer (AD), monolingue e bilingue. Nel campione preso in esame sono stati valutati i volumi e gli spessori corticali nelle regioni che sottendono le funzioni esecutive e il linguaggio (frontali, cerebellari, temporo-parietali). La stessa analisi è stata estesa anche alle regioni temporo-mediali, tipicamente affette da atrofia nei soggetti AD e MCI. I risultati sono in linea con quelli della letteratura sui soggetti sani, confermando che i soggetti MCI bilingue hanno volumi maggiori nelle strutture temporo-mediali rispetto ai soggetti monolingue; ciò non si riscontra nei soggetti AD. Inoltre, i soggetti bilingue (MCI ed AD) hanno spessori corticali maggiori nelle aree relate alle funzioni esecutive ed al linguaggio rispetto ai soggetti monolingue. Nei soggetti bilingue, le performance di memoria episodica risultano correlare con gli spessori corticali nelle regioni deputate alle funzioni esecutive. Questi risultati sembrano confermare che l’uso di due o più lingue durante il corso della vita stimoli aree cerebrali implicate nel processamento del linguaggio e nelle funzioni esecutive e si traduca in un aumento dei volumi e degli spessori corticali in tali regioni. In conclusione, il bilinguismo sembrerebbe stimolare una serie di regioni compensatorie che permetterebbero un buon funzionamento delle abilità mnestiche pur in presenza di regioni atrofiche nei pazienti AD.

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https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29287966