A cura di Valentina Nicolosi

Un recente studio pubblicato su Brain ha rilevato che, nella malattia di Alzheimer, la proteina Tau si diffonde da un neurone all’altro sfruttando la connettività cerebrale. La forma mutata di tale proteina è al centro dell’interesse delle ultime ricerche scientifiche perché, ammassandosi nei neuroni, causa neurodegenerazione e perdita di connessioni sinaptiche.
I ricercatori hanno studiato il cervello di 17 pazienti con malattia di Alzheimer e di 12 soggetti di controllo con l’utilizzo combinato di Tau-PET e fMRI. Ciò ha permesso di quantificare e localizzare la presenza di Tau, indagando al contempo la quantità di comunicazione delle aree cerebrali.
I risultati mostrano che la presenza di Tau inficia soprattutto le aree cerebrali con maggiori interconnessioni. Pertanto, allo stesso modo in cui le persone con più contatti sociali hanno più probabilità di contrarre l’influenza durante un’epidemia, così le aree con più interconnessioni sono più “vulnerabili” alla tau, avvalorando quella che viene definita “ipotesi di diffusione transneuronale”, finora testata soltanto nei topi.
La ricerca, coinvolgendo pazienti con diversi stadi della malattia, ha inoltre evidenziato che l’aumento di ammassi di Tau nel cervello rende progressivamente le aree cerebrali meno connesse e le poche connessioni rimaste meno potenti e più “casuali”. A livello cognitivo, ciò si accompagna ad un aumento di sintomi della malattia, inficiando innanzitutto la memoria e successivamente le altre funzioni cognitive.
I risultati della promettente scoperta potrebbero inoltre rivoluzionare l’approccio terapeutico. Infatti, se replicati su un campione più ampio e con un disegno longitudinale, potrebbero dar luce a nuovi farmaci per colpire la proteina Tau nelle sinapsi, prima che possa diffondersi traducendosi in patologia conclamata.

Potete trovare ulteriori informazioni al seguente link.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29293892